Riabilitazione neuropsicologica: quando e a cosa serve – NeuroPsi
Perchè è importante la riabilitazione neuropsicologica

Riabilitazione neuropsicologica: quando e a cosa serve

A che serve la riabilitazione neuropsicologica?

L’esigenza della riabilitazione neuropsicologica è in forte espansione, grazie alle sempre più numerose evidenze circa la sua importanza nell’ambito del recupero funzionale conseguente ad una lesione cerebrale.

 

La cognizione ed il comportamento di una persona possono essere compromessi da lesioni o disfunzioni cerebrali di diversa natura:

Patologie neurodegenerative (Demenza di Alzheimer, Parkinson, Frontotemporale, Vascolare, con Corpi di Lewy, Sclerosi Laterale Amiotrofica, Còrea di Huntington, Paralisi Sopranucleare Progressiva, Degenerazione cortico-basale)

Patologie demielinizzanti (es: Sclerosi multipla)

Ictus cerebrali (ischemico o emorragico)

Patologie infettive (encefaliti, meningiti)

Traumi cranici

Neoplasie

 

In presenza di una di queste condizioni, i deficit cognitivi, emotivo-motivazionali e comportamentali che possono conseguirne compromettono l’autonomia nello svolgimento delle attività quotidiane, le attività lavorative, le relazioni familiari e sociali della persona; diventa, pertanto, fondamentale intervenire attraverso un percorso di riabilitazione neuropsicologica.

L’importanza di un intervento riabilitativo neuropsicologico deriva dalle evidenze che l’esposizione ad un ambiente ricco di stimoli, l’apprendimento e la stimolazione cognitiva favoriscono la plasticità strutturale del cervello, portano cioè a modificazioni plastiche del tessuto nervoso che consentono il recupero dopo una lesione cerebrale (dovuta ad esempio ad un trauma cranico, un ictus) e il rallentamento della progressione di una malattia degenerativa (come nel caso delle demenze).

 

Quali sono gli obiettivi della riabilitazione neuropsicologica?

○ Recuperare il normale funzionamento cognitivo e comportamentale;
○ Ottimizzare l’uso delle risorse residue in modo da compensare i deficit;
Migliorare la cognizione, l’umore, il comportamento della persona, prestando attenzione e migliorando anche il contesto emozionale e ambientale in cui vive;
○ Migliorare la qualità della vita del paziente e dei familiari.

 

Come possono essere raggiunti tali obiettivi?

Gli obiettivi della riabilitazione neuropsicologica possono essere raggiunti attraverso diversi trattamenti riabilitativi, pianificati dal neuropsicologo dopo un attento esame neuropsicologico:

Training Cognitivi, consistenti in serie di esercizi personalizzati in grado di stimolare e potenziare le aree cognitive deficitarie del paziente (la memoria, l’attenzione, il linguaggio, le funzioni esecutive), anche attraverso programmi computerizzati

Trattamenti specifici per i singoli disturbi (es: afasia, amnesia, aprassia, agnosia, disgrafia, dislessia, neglect, sindrome disesecutiva, disturbi del comportamento, della motivazione, da disinibizione)

Training all’uso di ausili mnesici esterni come diari, agende, appunti, liste o supporti tecnologici che aiutano la persona ad organizzare le attività della vita quotidiana, dalle più semplici come prendere i farmaci in orario alle più complesse come preparare il pranzo o fare la spesa

➤ ROT, Terapia di Orientamento alla Realtà, che ha l’obiettivo di orientare il paziente rispetto all’ambiente e a se stesso attraverso stimolazioni multimodali visive, musicali, verbali o anche attraverso la partecipazione dei familiari che forniscono ripetute informazioni di riorientamento (che ora è, dove si trova, quanti anni ha, chi fa parte della sua famiglia ecc. grazie anche all’uso di calendari, segnali, simboli ecc.)

Terapia della Reminiscenza, che consiste nell’indurre la persona a rievocare momenti ed eventi significativi della sua vita grazie all’uso di foto, video, racconti, terapia utile soprattutto per stimolare le risorse mnesiche residue e recuperare esperienze emotivamente positive, quindi  per  ridurre l’isolamento  e  migliorare  l’umore

Terapia della Rimotivazione finalizzata a rivitalizzare l’interesse per gli stimoli esterni, inducendo la persona a relazionarsi con gli altri e a discutere di argomenti di attualità; l’obiettivo anche in questo caso è ridurre l’isolamento e far sentire  la persona partecipe del  mondo e della realtà in cui vive.

 

Dott. Adriana Esposito