Normale invecchiamento o Demenza? – NeuroPsi
Normale invecchiamento o demenza?

Normale invecchiamento o Demenza?

Invecchiamento o Demenza?

L’invecchiamento è un tema particolarmente rilevante nell’ambito della Psicologia dei processi cognitivi e della Neuropsicologia. I cambiamenti osservabili nella terza età, infatti, non sono solo fisici ma anche psicologici e cognitivi.

Le aree del cervello più vulnerabili ai processi di invecchiamento cerebrale sono le aree frontali: nell’anziano è visibile, attraverso l’uso di strumenti di neuroimmagine, un decremento volumetrico dei lobi frontali e di altre strutture sottocorticali e sono evidenziabili, grazie all’utilizzo di test neuropsicologici, difficoltà nelle capacità di classificazione ed astrazione, modifica delle strategie, pianificazione, inibizione di risposte automatiche e difficoltà relative alla memoria di lavoro.

In generale, le facoltà che sembrano essere più colpite sono quelle relative alla cosiddetta Intelligenza fluida, cioè la velocità e l’accuratezza nel processamento delle informazioni, mentre l’Intelligenza cristallizzata, riflessa nella conoscenza basata sulla cultura, mostra una discreta stabilità fino ad un’età molto avanzata.
La cognizione non segue quindi uno schema di sviluppo-culmine-decadimento, ma ciascuna sua componente segue un andamento diverso: sono più soggette a decadimento le capacità di memoria e le capacità che richiedono prontezza e agilità, poiché le operazioni vengono svolte con più lentezza, e si mantengono stabili, invece, le capacità verbali e linguistiche, che risultano meno soggette a deterioramento.

 

Quando non è più normale invecchiamento?

Contrariamente a quanto si crede, la demenza colpisce principalmente le persone anziane ma non è una conseguenza naturale ed inevitabile dell’invecchiamento, bensì una condizione di declino della memoria, del linguaggio, della percezione, dell’attenzione e di altre funzioni cognitive che interferisce in maniera significativa con il funzionamento della persona nella vita quotidiana, portando così alla perdita di autosufficienza.

La demenza è una sindrome caratterizzata da un declino cronico e progressivo delle funzioni cognitive a cui si associano disturbi del comportamento ed alcune manifestazioni psicopatologiche. E’ una sindrome acquisita, con andamento ingravescente e impatto sulla vita quotidiana.

 

Gli esordi della demenza possono essere diversi e distinti a grandi linee in esordio strumentale e disesecutivo:

– l’esordio strumentale è caratterizzato da una iniziale compromissione di funzioni “strumentali” quali la memoria, il linguaggio, le funzioni prassiche, il riconoscimento ecc. e da una precoce degenerazione delle aree temporo-parietali del cervello;

– l’esordio disesecutivo è caratterizzato da un’iniziale compromissione delle funzioni “esecutive” e di controllo come l’attenzione, la capacità di pianificazione, di inibizione ecc. e da una precoce degenerazione delle aree prefrontali del cervello.

Tra le forme di demenza ad esordio strumentale c’è l’Alzheimer, mentre tra quelle ad esordio disesecutivo la demenza Fronto-Temporale. Esistono, inoltre, demenze fronto-sottocorticali associate anche a disturbi del movimento come nel caso, ad esempio, della malattia di Parkinson, della malattia con corpi di Lewi o della Paralisi Sopranucleare Progressiva. Esiste, infine, la demenza vascolare, molto frequente tra gli anziani con patologie vascolari, caratterizzata da un andamento a gradini, cioè un peggioramento in occasione di un evento cerebrovascolare con remissione e successiva ricaduta; si instaura infatti per più ictus che nel corso del tempo si sommano dando origine ad un quadro di demenza.
Tuttavia, le cause della demenza possono essere, oltre alle malattie degenerative del sistema nervoso centrale che portano alla morte progressiva delle cellule neuronali, anche traumi cranici, encefaliti, ipossie, intossicazioni da monossido di carbonio, che non portano però ad una demenza ingravescente.

 

La diagnosi di demenza può essere fatta in condizioni di adeguata vigilanza del paziente, per consentire la somministrazione dei test e comprendere se è presente una compromissione di più ambiti cognitivi con impatto sulle attività di vita quotidiana. L’iter diagnostico richiede un assessment neuropsicologico che include la definizione del problema, l’anamnesi cognitivo-comportamentale, il colloquio clinico ed infine l’esame neuropsicologico finalizzato ad individuare i domini cognitivi compromessi, in cui vengono utilizzati test neuropsicologici utili all’indagine del funzionamento cognitivo del paziente.

 

Quante persone soffrono di demenza?

La demenza è attualmente una delle maggiori cause di disabilità tra gli anziani nel mondo ed ha un impatto fisico, psicologico, sociale ed economico anche sui caregivers, sulle famiglie e sulla società.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, o World Health Organization, WHO) la demenza rappresenta una sfida globale per la salute pubblica, in quanto sono 7,7 milioni i nuovi casi di demenza ogni anno.
Nel 2015, erano oltre 47 milioni nel mondo le persone con demenza. Si stima che entro il 2030 saranno oltre 75 milioni e che si raggiungerà il numero di 135 milioni entro il 2050.

L’Italia è uno dei paesi europei più anziani (età uguale o superiore a 65 anni) e quasi il 17% della popolazione, per un totale di 9,5 milioni, ha superato i 65 anni di età. Sono pertanto in aumento tutte le malattie croniche legate all’età e tra queste le demenze. Attualmente il numero totale dei pazienti con demenza in Italia è di oltre 1 milione e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza ai malati.


Come può essere affrontata la demenza?

Demenza o invecchiamento

Attualmente non esistono cure o trattamenti che possano arrestare i processi neurodegenerativi che portano alla demenza: i trattamenti farmacologici rallentano la morte neuronale, ma non intervengono sulle sue cause.

Ci sono, tuttavia, dei trattamenti non farmacologici che, affiancati alla terapia farmacologica, possono rallentare il declino cognitivo e migliorare la qualità di vita della persona.

 

Gli interventi di riabilitazione neuropsicologica, in particolare, attraverso la stimolazione cognitiva sono in grado di “riattivare” la persona e potenziare le sue abilità cognitive, restituendogli così un certo grado di autonomia nella gestione della sua vita.

Al fine di rallentare il prima possibile la progressione della malattia e migliorare la qualità di vita della persona con demenza, quindi, diventa fondamentale una diagnosi precoce della malattia che ne consenta una gestione ottimale ed un intervento farmacologico e neuropsicologico tempestivo.


Dott.ssa Adriana Esposito