Luci blu nelle stazioni del Giappone: a che servono? – NeuroPsi
Luci blu nelle stazioni del Giappone

Luci blu nelle stazioni del Giappone: a che servono?

Le luci blu nelle stazioni Giapponesi

 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni 40 secondi una persona nel mondo si suicida e sono più di 800 000 i suicidi che avvengono ogni anno.

I comportamenti suicidari derivano dall’interazione di molteplici fattori ma sono spesso legati a disturbi mentali, primo tra tutti la depressione: i sintomi della depressione includono, infatti, pensieri ricorrenti di morte, ideazione suicidaria, tentativi di suicidio ed è molto alta la percentuale di persone depresse che riesce nell’intento. Le motivazioni alla base possono includere un desiderio di rinunciare al tentativo di fronteggiare ostacoli percepiti come insormontabili, un desiderio intenso di porre fine ad uno stato emotivo estremamente doloroso che viene percepito come interminabile o un desiderio di non essere più di peso agli altri.

L’ingestione di pesticidi e l’uso di armi da fuoco sono tra i metodi più utilizzati, ma sono in aumento anche i suicidi avvenuti in stazioni ferroviarie e metropolitane.

Prevenire il suicidio è diventato oggi un imperativo globale e sono diverse le strategie adottate dai Paesi più sviluppati per affrontare il problema.

Una delle strategie più innovative è stata recentemente utilizzata a Tokyo: l’installazione di luci blu sulle linee ferroviarie e metropolitane della città.

 

A cosa servono le luci blu?

L’installazione di queste luci nelle stazioni ha lo scopo contrastare i suicidi. Come?

Le luci blu sono luci “fredde” ed in modo simile alla luce solare hanno un effetto antidepressivo: riducono quindi i sintomi della depressione tra cui il comportamento suicidario.

La scoperta che la luce potesse incidere sui disturbi dell’umore risale al 1984, quando fu descritto per la prima volta il caso di un paziente, Herb Kern, affetto da quello che è stato poi definito Disturbo Affettivo Stagionale (SAD), un disturbo in cui si hanno episodi depressivi durante il periodo invernale (periodo in cui si è meno esposti alla luce). Tale paziente, trattato con la Light Therapy (terapia della luce), cioè esposto durante l’inverno quotidianamente a maggiore luce in maniera artificiale, simulando un periodo quotidiano di luce più lungo che imitasse la lunghezza della giornata estiva, mostrò miglioramenti nel suo stato di salute mentale con un’importante remissione dei sintomi depressivi invernali.

Da allora, studiosi di tutto il mondo hanno condotto ricerche sull’utilizzo della luce, dimostrando che anche 30 minuti di esposizione alla luce solare o a specifiche lampade artificiali al mattino, ad un orario preciso stabilito da un clinico, porta ad una remissione dei sintomi depressivi.

La luce riduce anche i tempi di ospedalizzazione dovuta a disturbi depressivi: alcuni studi hanno dimostrato che pazienti con depressione maggiore ricoverati in reparti esposti al sole vengono dimessi in media 3 giorni prima di pazienti ricoverati in reparti raggiunti da poca luce solare.

La Light Therapy è il trattamento di prima scelta per il disturbo affettivo stagionale, ma studi recenti hanno fornito prove della sua efficacia anche per la depressione maggiore non di tipo stagionale, con effetti equivalenti a quelli della maggior parte dei farmaci antidepressivi, per la bulimia nervosa, per i disturbi del sonno e per l’Alzheimer.

 

Ma le luci blu nelle stazioni funzionano davvero per contrastare i suicidi?

Da uno studio del 2013 di Matsubayashi e collaboratori, confrontando il numero di suicidi avvenuti in stazioni giapponesi provviste di luci e quello dei suicidi avvenuti in stazioni sprovviste, è emerso che l’introduzione delle luci blu ha determinato una riduzione dell’84% dei suicidi.

Poiché l’installazione di queste luci è semplice e poco costosa, potrebbe rappresentare un metodo efficace per la prevenzione dei suicidi in questi luoghi. Perché non installarle anche in altri Paesi?

 

Dott.ssa Adriana Esposito